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Guerra e Pace – Stagione 2, Episodio 1: Una separazione, due proposte e un funerale

La separazione

1806, Nicola Rostov torna nella casa di famiglia sentendosi PROTAGONISTA della scena. Al suo seguito, il compagno di avventure militari Denisov. Giunto a casa senza preavviso Nicola resta inizialmente stupito del silenzio generale. Com’è possibile che i parenti, i domestici, i mobili, l’orologio a pendolo e il candelabro non abbiano improvvisato un musical per accogliere LUI e celebrare il suo ritorno? Quando finalmente la famiglia realizza la novità e impazzano i festeggiamenti, per Nicola inizia un periodo di grande prosperità. A Mosca -forte del fatto che nessuno sa esattamente quanto scarso sia stato sul campo- si atteggia ad eroe militare, compra stivali alla moda, snobba l’amore della bella cugina Sonja perché “è troppo giovane per impegnarsi” e rinvigorisce la sua passione per l’imperatore, confermando il suo ruolo di incel ante litteram.

Tanto è in crescita il successo di Nicola, tanto quello di Pierre Besuchov inizia ad essere compromesso. Nella stagione 2, infatti, Tolstoji decide di fare un vero e proprio retcon del personaggio di Elena. Si, perché se la bella figlia del principe Basilio era stata presentata quasi come una figura angelica, predestinata ad unirsi a Pierre, ecco che adesso rivela una natura infida e manipolatrice. Impone al marito di portare i capelli lunghi, di non mettere gli occhiali e di indossare un paio di corna gratta-stipiti a seguito del tradimento con Dolochov; Dolochov per chi se lo fosse scordato è il sociopatico che aveva legato il capo della polizia ad un orso per poi gettarlo nel fiume; che declassato dei suoi gradi militari è riuscito a riottenerli, impegnandosi in battaglia giusto quel tanto necessario per riabilitare il suo nome; nonché figlio del “Terribile Dragone” Maria Dmitirevna, quella che “non le manda a dire”., di Maria Ivanovna (si, con tutto che riassumo il romanzo ho già iniziato a confondere i personaggi… come previsto)

Certo dell’affaire tra Elena e Dolochov si sospetta solo, anzi Pierre non lo crede possibile: avendolo addirittura ospitato, prestandogli per giunta denaro, sarebbe un atto incredibilmente sadico da parte di Dolochov. A compensare i dubbi di Pierre ci pensa l’intera nobiltà salottiera di Mosca che considera invece il gossip un dato di fatto. Comunque sia, quando il Conte Rostov da una grande festa in onore del generale Kutusov, si ha la bella idea di far sedere  Nicola, Denisov e Dolochov di fronte ad un geloso, depresso e miope Pierre… cosa sarebbe potuto andare storto?

Pierre, prima e dopo le nozze con Elena

Nicola tratta Pierre a salmoni in faccia, un po’ perché per distrazione non aveva brindato all’amato Imperatore, un po’ perché inizialmente non lo aveva riconosciuto né salutato (d’altronde era senza occhiali); Dolochov invece con occhiatacce, brindisi in onore “degli amanti” e generale cafonaggine scatena di botto la reazione di Pierre: il novello conte Besuchov risolve tutti o suoi dubbi, il tradimento c’è stato e sfida a duello il perfido rivale.

La mattina del giorno dopo, Pierre, che subito dopo aver lanciato la sfida si rende conto di aver messo in moto una inutile pantomima, si presenta al duello col pilota automatico, si fa spiegare come funzionano le pistole con la scusa di “non conoscere quel modello”, e siccome è un po’ il Paperoga della storia, a primo colpo riesce a beccare il ben più esperto Dolochov (senza ammazzarlo, perchè gli stronzi si sa, non muoiono mai). Con un ultimo sforzo Dolochov da terra prova a rispondere al fuoco, Pierre pentito allarga le braccia accettando la sua fine. Bang! Mancato. Conseguenze: da un lato Dolochov viene riportato a Mosca da Nicola, che era il suo secondo, in preda al terrore di causare uno shock mortale alla madre Maria (perché questo è il frame di Dolochov: sociopatico sadico e figlio devoto). Dall’altro lato apprendiamo che già a quei tempi ‘sta cosa di risolvere i conflitti con i duelli era generalmente percepita come una cafonata, quindi Pierre pieno di dubbi e vergogna viene rimproverato dalla moglie Elena (una che nei mesi passati si era vantata di fronte a lui di non essere tanto scema da farsi mettere incinta da un tonto incolore come lui): lei lo accusa di essere un idiota credulone e afferma che avrebbe dovuto davvero tradirlo col primo passante casuale. Lui le risponde lanciandole un fermacarte e abbandonandola lasciandole un legato su più di metà del patrimonio. 

Il lutto

Intanto sopra la casa dei Bolkonskij si allargano delle nubi tempestose. Dopo la battaglia di Austerlitz il generale Kutusov comunica al vecchio Principe che il figlio Andrea è stato visto cadere eroicamente sul campo e sebbene non risulti né fra morti né fra i feriti, il capofamiglia e la principessina Maria (che senza perdere l’occasione ci viene ricordato essere brutta e goffa) si convincono definitivamente della morte del loro caro. Maria tuttavia decide di non rivelare nulla alla cognata Lise (che senza perdere l’occasione ci viene ricordato avere i baffetti) visto lo stato avanzato della gravidanza. L’omissione però ha vita breve perché proprio quando inizia il complicato travaglio Andrea fa ritorno a casa, appena in tempo di salutare la sorella e pronunciare per la prima volta qualche parola carina alla moglie; quest’ultima, confusissima sulle circostanze in cui si trova, da alla luce il bimbo e poi spira, interrogandosi sul perché proprio lei che ha fatto meno danni e ha rotto meno le balle di tutti, sia il primo membro del cast ad essere eliminato dalla storia.

Le proposte

Back to casa Rostov, Nicola riesce ad evitare l’infamia di essere stato coinvolto in quel teatrino pietoso del duello, grazie al padre che insabbia tutto. L’atmosfera è gioviale ed energica grazie alla presenza delle adorabili fanciulle, Vera la più grande, intelligente ma distante; Sonja l’innocente e bella cugina innamorata di Nicola; e la piccola Natascia, ancora una bimba ma più scaltra di tutti. E’ infatti Natascia a mettere in guardia Nicola sulla natura malevola del suo nuovo migliore amico Dolochov (sopravvissuto al duello) e su quanto Denisov fosse di gran lunga un amico migliore. Ma Nicola è ormai in fase idolatria, 10 Denisov non varrebbero un Dolochov, tanto che neanche l’avvertimento che quest’ultimo stesse iniziando a puntare la cugina Sonja, smuove il giovane Rostov dalle sue posizioni: è proprio vero che ci si innamora sempre degli stronzi. Nell’autunno del 1806 si torna a parlare di guerra contro Napoleone e i giovani si preparano a partire. Durante una cena di famiglia, ultimi momenti di convivialità prima di tornare al fronte, Nicola nota una strana tensione nell’aria, Sonja imbarazzatissima e Dolochov a lanciargli le stesse occhiate omicide che un tempo riservava a Pierre. Natascia svelerà l’arcano: come lei aveva ampiamente previsto Dolochov si è dichiarato a Sonja e malgrado il match sia convenientissimo per lei, la cugina ha rifiutato in quanto misteriosamente innamorata di quel sacco di patate di Nicola. Il quale sacco di patate corre dalla cugina -che fino a pochi secondi prima non si cagava minimamente- per ringraziarla di cuore lasciandosi però sempre una porticina aperta: “grazie per averlo rifiutato, oh Sonja vi amo tanto… però mi piace anche altra gente quindi non vi prometto nulla, per sicurezza non ci sperate troppo eh”.

Dolochov che dal giorno del rifiuto di Sonja aveva disertato casa Rostov, invita Nicola ad una festa, un ultimo addio prima di partire… ed è così che inizia una danza mortale fra l’astuzia vendicativa di Dolochov e l’idiozia titanica di Nicola. Dolochov gli ricorda che giocare d’azzardo tentando da fortuna è da idioti e poi aggiunge… “Cos’è? Hai paura di giocare con me?”. Questa sottilissima tecnica di psicologia inversa spinge Nicola ad entrare in partita con all’attivo 2000 rubli che il padre gli aveva dato raccomandandogli di gestirli bene viste le difficoltà economiche del momento. Nessuna sorpresa che Dolochov vinca ripetutamente  e che Nicola sempre più nella fossa non riesca a fermarsi sperando sempre di arginare il disastro con la prossima mano, il tutto nel silenzio imbarazzato degli altri ospiti ormai incantati da questa tragedia in slow motion. Il debito sale a 20mila rubli, Nicola, campione delle epifanie tardive, quello che sul campo di battaglia pensava quanto fosse bello non crepare, pensa a quanto sarebbe stato meglio se fosse rimasto a casa a godere dell’affetto dei suoi cari, delle risate argentine, del tepore. “C’è chi dice che io sia un baro” informa Dolochov dopo aver vinto senza sosta per le ultime due ore “che brutti i pettegolezzi”. Nicola tenta un’ultima mano. Il debito sale a 43mila rubli (la somma dei suoi anni più quelli di Sonja), “vabbè mi sono stancato di stare seduto” dice Nicola mentre pensa (come tutti noi) che una pallottola in testa sia la sua unica via di fuga, “Chi è fortunato in amore…” chiosa Dolochov, dimostrando di non essere affatto un tipo che se le lega al dito.

Una niente affatto sospetta giocata a carte in casa Dolochov

Prima dei titoli di coda dell’episodio Nicola trova la forza di confessare al padre l’enorme debito, sentendosi per la prima volta un’ enorme, incommensurabile merda, allineandosi finalmente con il pensiero del lettore; mentre la di lui madre, la Contessa fa in tempo bloccare la proposta di Denisov verso la giovanissima Natascia, sottolineando che la piccola non ha ancora smesso di giocare con le bambole. I due giovani partono quindi verso il fronte con l’umore di due vecchi giocattoli abbandonati al mercatino dell’usato.

Citazione:

“Io vi ho amato tutti, e non vi ho mai fatto nulla di male, e voi cosa avete fatto a me? Ah, cosa mi avete fatto?” sembrava dire il suo incantevole, pietoso viso ormai senza vita.

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