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Guerra e Pace – Stagione 3, Episodio 2: Epifanie tardive sotto una pioggia di proiettili

Avevamo lasciato la principessa Maria Bolkonskij in balia dei suoi contadini in pieno ammutinamento, persuasi dalla propaganda francese non solo a non lasciare la tenuta di Boguciarovo, ma ad impedire alla stessa principessa di partire verso Mosca.

E chi è che il destino sceglie come salvatore se non l’amabilissimo Nicola Rostov? Nicola faceva infatti una gara di corsa a cavallo con i suoi sottoposti Iljin e Lavruska, vantandosi amabilmente di essere sempre il più veloce, quando ritrovandosi a Boguciarovo pianifica con i suoi minions di razziare la tenuta prima dei francesi e importunare qualche domestica (amabilmente, s’intende); ma vengono intercettati da Alpatyc che li porta al cospetto della Principessa la quale riconoscendo in Nicola un uomo della sua stessa classe sociale, gli racconta l’intera faccenda. In Nicola parte subito una fanfiction harmony in cui si vede come il Cavaliere che salva dal pericolo la donzella da poco orfana, già si vede interpretato da Timothee Chalamet per la regia di Jennifer Aniston. Decide di risolvere la cosa con i suoi modi amabili: insultando i contadini e sequestrando i capi rivolta dopo averli fatti legare. Riportato l’ordine a Boguciarovo, Maria e Nicola, i due quasi-ex-cognati, si salutano con imbarazzo. Maria in viaggio si sente già innamorata e si pente di aver ostacolato il fidanzamento fra il fratello Andrea e Natalia, la sorella di Nicola. Il giovane Rostov dal canto suo inizia a fantasticare sul possibile matrimonio con la ricca e dolce Bolkonskij… se solo non avesse promesso di sposare la cugina squattrinata Sonia.

Intanto il neoministro della guerra Kutuzov propone ad Andrea di restare al suo fianco, ma il principe è ormai insofferente alle elucubrazioni teoriche deli Stati generali e preferisce condividere il destino degli uomini del suo reggimento. Kutuzov intenerito dal recente lutto di Bolkonskij e dal ricordo di lui ad Austerlitz solo con la bandiera in mando sotto il fuoco nemico, saluta Andrea con grande trasporto tanto che quest’ultimo ritorna sul campo con una strana consapevolezza nel cuore: Kutuzov non si affiderà a sofisticati piani funzionanti solo sulla carta, non aspirerà a nulla di personale, ma seguirà il corso degli eventi facendo sì che tutto vada esattamente al suo posto in modo provvidenziale”. Come Merlino quando fa i bagagli.

Intanto a Mosca più si avvicina il pericolo, più si cercano distrazioni per non pensarci, perciò la vita da salotto si evolve in forme sempre più curiose. Con l’acuirsi di un sentimento antifrancese, per esempio, nel salotto di Julie Karaghina (anzi, “Drubetskaja” dopo il matrimonio con Boris) tutte le parole straniere in particolari francesi vengono multate. E così pagando pegno una parola su due, si spettegola sulle spese militari e sui miliziani promessi da Pierre e sul fatto che li guiderà lui in battaglia goffamente seduto a cavallo. I risolini finiscono quando effettivamente Pierre compare in sala: vista la sua stazza e il suo carattere passa a tutti la voglia di scherzare. Non potendo più sfottere direttamente Pierre si passa alla famiglia Rostov e ai loro affari disastrati nonché alla piccola Natalia, miracolosamente ripresasi dal suo malessere. Julie stuzzica Pierre insinuando un legame speciale fra i due, ma quando lui va sulla difensiva (“chi si scusa si accusa”) ecco che ai salottieri non resta che gossippare sull’ultima degli assenti, Maria Bolkonskij salvata da un eroico Nicola -si dice- dalle grinfie di un esercito di francesi mannari; “questa fuga generale è stata concertata apposta perché tutte le vecchie zitelle trovassero marito” commenta qualcuno.

Eppure il clima di incertezza a Mosca diventa sempre più pesante fra gente che fugge chi va al fronte, Pierre si sente fuori posto, come sempre: “se riesco a finire questo solitario vado al fronte”, ma i solitari continuano ad andare a buon fine mentre lui continua a restare a Mosca. Quando poi per puro caso incrocia una folla inferocita che umilia e punisce pubblicamente una manciata di francesi pescati a caso per le strade, l’indignazione sale così tanto che Pierre decide definitivamente di andare al fronte. Da ordini strampalati ai domestici e in un modo o nell’altro, il 25 Agosto, riesce a raggiungere l’esercito a Borodinò, presso Scevardinò, sotto Totorinovo, al lato di Trottolinò. Pierre decide di comprare l’audioguida e passa in rassegna tutti i reggimenti capendo più o meno chi è chi e chi fa cosa, con tanto di finale con processione folkloristica della Madonna portata in spalla a benedire i soldati. E’ anche un ottimo momento per incontrare vecchie conoscenze. In primis Boris tanto amato da Tolstoj che lo descrive come “uno di quelle poche persone inutili di cui Kutuzov non era riuscito a liberarsi nell’esercito”. Scopriamo che nel reggimento ci sono due partiti quello pro Kutuzov e quello a favore del conte Benningsen: Boris fa parte del secondo, quindi quando non butta direttamente merda su Kutuzov, si limita a tesserne le lodi in una forma tale da fare capire che il vecchio generale è inutile e che tutto dipende da Benningsen. D’altronde con il rischio di assistere a migliaia di morti e di perire egli stesso la mattina seguente, Boris freme solo pensando ad una terribile prospettiva, quella di non riuscire a ottenere nessun premio o promozione nel dopobattaglia.

Come seconda carrambata, ecco spuntare Dolochov, che essendo stato degradato di nuovo, tenta di ingraziarsi i favori di Kutuzov con missioni suicide per risalire la china. Perché in fondo per Dolochov la vita è sempre un po’ così, una costante oscillazione fra il fare cagate e il dimostrare di non fare cagare così tanto. Visto Pierre, gli si avvicina, lo abbraccia, lo bacia e gli chiede scusa per le incomprensioni. Dove per “incomprensioni” si intende l’essersi trombato la moglie, l’avergli dato del cornuto ad una cena e essere stato impallinato da Pierre in un duello illegale. Insomma un classico qui pro quo.

E poi rieccoci da Andrea Bolkosnkij, che passa la viglia della battaglia consapevole che Austerlitz, sette anni prima sarà come acqua fresca rispetto all’indomani. Tutto gli sembra vano e inutile, la gloria, l’amore per una donna, quello per la patria, inizia a contemplare la sua stessa morte, un mondo in sua assenza, quando viene interrotto da Pierre che inciampa e impreca fuori dalla sua tenda. Andrea accoglie Pierre come tutti hanno fatto quel giorno vedendolo sul campo di battaglia: “che minchia ci fai tu qui?” “Eh…volevo vedere delle cose…” e malgrado la loro forte amicizia, Andrea si riscopre a guardare Pierre con profondo fastidio.  Pierre gli domanda chi è il ministro della guerra preferito dalle truppe fra l’attuale Kutuzov e il precedente tedesco Barclay de Tolly. Andrea risponde con quello che sarà il fil rouge di tutte le valutazioni belliche espresse da tutti i militari russi a cui Tolstoj avvicina il microfono: i tedeschi sono troppo tedeschi, pensano che la guerra sia come una scacchiera dove le regole della logica vincono su tutto, e invece nella vita reale anche chi è in minoranza può averla vinta se non si perde d’animo. Andrea continua a sfogarsi dicendosi contrario alla cattura dei prigionieri: se tutti ammazzassero tutti senza magnanimità i potenti del mondo ci penserebbero due volte a iniziare conflitti (ah, tenero Andrea). I due si separano mentre Andrea continua la sua tirata contro i potenti del mondo che vengono premiati quanta più gente fanno ammazzare, dopodiché rimasto solo nella tenda ripensa con tenerezza a Natalia, alla loro naturale compatibilità, ma poi il sorriso si spegne quando pensa ad Anatolio che ha rovinato tutto col suo fare da seduttore incallito.

Pierre blending in fra le fila dell’esercito

Il giorno dopo, mentre lo scontro fra i russi e i francesi inizia con un’inarrestabile escalation, Pierre, che continua a considerare questa visita al fronte come una gita scolastica, si sposta a destra e a manca disturbando svariati battaglioni fino a che non decide di sistemarsi accanto alla batteria di cannoni. La scena è la seguente: i soldati sono agli armamenti, ricaricano il fuoco continuamente, attenti a non farsi beccare dall’offensiva francese, e in un angolo si ritrovano seduto un signore vestito di tutto punto che li guarda con un sorriso affabile come fossero delle oche in uno stagno. Dopo un iniziale sospetto i soldati si abituano alla sua presenza e lo trattano come “un animale domestico da campo”. Dal canto suo Pierre non si scompone neanche quando le cannonate gli arrivano a pochi passi di distanza “Un curioso oggetto sferico di metallo è appena comparso a pochi metri da me, che cosa interessante!” avrà pensato. Quando pero gli uomini a cui sta già per affezionarsi iniziano a non rialzarsi più e quando un giovane ufficiale gli si accascia ai piedi senza più parlare perdendo copiosamente uno strano liquido rosso, Pierre si fa prendere da un nuovo inesplorato sentimento: l’orrore. Inizia a fuggire confusamente fra i boschi ritrovandosi esattamente fra le linee nemiche, si scontra con un francese, entrambi vengono alle mani stringendosi al collo non capendo: “tu hai preso me o io ho preso te?” poi per una mera ragione di stazza il francese si arrende e Pierre, sempre a culo e tutto per caso, si ritrova di nuovo fra le file russe mentre il fuoco si intensifica e gli uomini intorno a lui cadono come le pecore del presepe al cospetto di un gatto.

E sotto la pioggia di proiettili si trova anche il reggimento di Andrea, bloccato fra due fuochi e in grado solo di “attendere” il volgersi degli eventi. Un’attesta però in cui gli uomini continuano ed essere colpiti uno dopo l’altro finché una palla di cannone non precipita proprio nei pressi del principe Bolkonskij fratturandogli l’anca. Andrea si risveglia nell’ospedale da campo, confuso, dolorante e mentre la vita gli passa proverbialmente davanti vede che accanto a lui c’è un altro soldato ferito, che piange, quasi come un bambino, mentre assiste all’amputazione della sua gamba. Quell’uomo è Anatolio, proprio quello che gli aveva portato via l’amore di Natalia, la nemesi che Andrea aveva deciso di fare fuori con le sue stesse mani. Eppure vedendolo lì, in lacrime terrorizzato mentre un pezzo di sé viene messo in un secchio, Andrea scoppia in lacrime sopraffatto da un enorme pietà, per le persone amate ma anche per i nemici, capisce che tutte le chiacchiere sul “perdono” della sorella Maria, non erano “cose da mammolette” ma l’unica via possibile di vivere: amando l’uomo. Sarà l’ultima epifania prima di morire o Andrea ha ancora qualche vita extra a disposizione?

Dai Andrea, resisti almeno un’altra volta

Tolstoj ci dice che gli storici attribuiranno la sconfitta francese a Borodinò al fatto che Napoleone fosse raffreddato, ma la verità è che a dispetto delle continue perdite i Russi semplicemente non volevano mollare, e piu li falciavano più rispuntavano. I francesi dal canto loro avendo piazzato sul campo le stesse strategie e gli stessi uomini e generali che gli avevano sempre assicurato vittorie facili e pulite, vedendo che la battaglia stava assumendo i contorni di un film di Martin Scorzese, iniziarono a dubitare. Un dubbio che aveva assunto la forma della ripetuta richiesta di “rinforzi”. Quando il dubbio riesce a scalare l’ego di Bonaparte e ad insinuarsi anche nei suoi occhi è già troppo tardi. Borodinò è la prima vera sconfitta dei francesi, la prima carta del castello napoleonico a sfilarsi, facendo perde l’equilibrio a tutta la struttura. I francesi arriveranno sì a Mosca ma da qui in avanti sarà solo rovina.

Citazione: “La forza relativa delle truppe non può essere conosciuta da nessuno. Il successo non è mai dipeso e non dipenderà mai né dalla posizione, né dall’armamento e neppure dal numero; ma meno di tutto poi dalla posizione.”

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