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Natale a…Fango! Barcellona al lavoro.

Avrei voluto scrivere di X Factor e dei primi pronostici sul vincitore (tra parentesi…Antonella). Avrei voluto pubblicare un post sulle ultime serie che sto seguendo.

Poi ,però, il torrente della mia città ha pensato bene di esondare e invadere le strade con cumuli di fango e tronchi. Macchine accatastate, appartamenti sommersi.
Ogni volta che capita una qualche disgrazia o calamità naturale da qualche parte nel mondo io, da spettatore, penso sempre con espressione triste “mischini chissà quanto dev’essere stato orribile”. Poi la notizia passa, non ci penso più. Ogni tanto un “chissà poi se se la sono cavata”.

Ma la roulette delle “disgrazie” gira sempre. Alla fine doveva arrivare anche a Barcellona Pozzo di Gotto (a quanto pare essere legati ai nomi di Emilio Fede e Domenico Scilipoti non è considerata dall’Universo una disgrazia sufficiente).
No. Era necessario che un po’ di bosco montano se ne venisse giù con l’acqua piovana a valle. Poi si sa come sono questi tronchi, vanno a incastrarsi sotto i ponti ed ecco che il torrente (l’amico Longano con l’accento sulla “a”) esce dagli argini e se ne va in giro nel centro città abbracciando e inghiottendo il possibile.

E allora “quello sfortunato” non è più un generico “altro”. Sei tu.
E anche così, per me, sarà sempre un “altro” lo sfortunato, perché io non ero in città quando è successo; perché ad “altri” la casa è stata invasa dal fango; perché ad “altri” le macchine sono finite l’una addosso all’altra;  

Ma quegli “altri” sono concittadini.

 

Me, il Fango and Everyone We Know

Come dimenticare le interviste dei mesi e degli anni scorsi, in cui le vittime delle alluvioni al nord, disperazione a parte, manifestavano con fierezza la volontà di sistemare tutto e ripartire.
Ora, girando per le strade, con amici e conoscenti posso testimoniare una cosa: a prescindere dal fatto che nessuno se lo fila mai il sud ,neanche in questi casi, beh, qui stanno lavorando tutti.

Dal giorno successivo all’inondazione i ragazzi si sono organizzati attivamente su facebook, formando squadre e fissando appuntamenti per scavare e rimuovere tronchi, pulire case e sgomberare negozi.
Ad ogni angolo di strada c’è gente che in totale autonomia, sospendendo attività lavorative, scava armata di pala o forma lunghe catene per portare secchi di fango fuori dalle case.

E mi si perdoni la scivolata retorica, ma ci sono occasioni in cui sottolineare che il cielo è blu fa la differenza. Vedere i video della classica ottantenne vestita di nero, o dell’anziano signore con la coppola, presi come icona-sicula-del-disastro; sentire parlare sconosciuti per clichè come se la popolazione del messinese vivesse in capanne e considerasse il citofono come tecnologia d’avanguardia; sentir dire che “al sud sono rassegnati e c’è il malaffare e l’archetipo del siciliano gattopardesco..” ; ecco sentire tutto questo fa girare un po’ le palle.

Molta, troppa pazienza mi ci è voluta per ascoltare e sbobinare il criticatissimo video di Merlo su Repubblica, che ,per sottolineare quanta discriminazione ci sia anche nella beneficienza tra nord e sud, finisce col costruire un pezzo sbilenco, che non rispetta i tempi, le pause e i toni necessari, tanto da venire interpretato dalla stragrande maggioranza degli ascoltatori come un diretto attacco al sud. E a che pro poi, evidenziare la discriminazione negli aiuti quando ancora l’emergenza è in atto? A che pro scrivere un servizio sull’emergenza alluvioni nel messinese, chiarendo quali sarebbero i pregiudizi che un leghista medio avrebbe di fronte all’intera faccenda?

Ciò urta abbondantemente la mia pace interiore.

Perché il modo in cui dovrebbe essere portata la notizia, sfrondata di idiozie mediatiche è: Barcellona è un polo industriale di medie dimensioni. Barcellona è coperta dal fango. I cittadini non sono rassegnati e paralizzati dalle lacrime. I cittadini sono incazzati e al lavoro per sistemare tutto. Si accettano aiuti.

L’unica considerevole differenza fra Genova e il messinese, è che da noi l’esclamazione più frequente di fronte al disastro, è stata: Minchia!

 

 

La penisola che …non c’era.  Ecco dove sono finiti tutti i detriti.

 

Si direbbe un pino marittimo…

 

 

Beh almeno il corrimano è rimasto attaccato..

Mancano i calessi ed è il set dei Vicerè.

 

 

4 pensieri su “Natale a…Fango! Barcellona al lavoro.”

  1. errata corrige: Scilipoti non è barcellonese!! è di Vigliatore!!
    Emilo Fede nato a Barcellona ma nn ci ha mai vissuto!

    1. Si lo so. Ma nazionalmente -vedi gli svariati interventi di Crozza- il nome viene comunque ricollegato a Barcellona. Infatti non ho mai scritto che è barcellonese 🙂

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