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Indignados & Cojones

Treno.
Sono seduto in compagnia di una vecchia amica, parlando del più e del meno. Ad una fermata sale una tizia. La copia sputata della Santanchè. Neanche quella vera ma l’imitazione della Cortellesi, per intenderci quella che ride del proprio riso e beve del proprio bevo.
Tempo di entrare, che polemizza con una ragazza per i troppi bagagli sparsi “dobbiamo stare comode!”. La tizia che da un’ora era immersa nella lettura di vanity fair e che forse non stava propriamente ammaestrando i suoi neuroni per le olimpiadi, congela con lo sguardo la Santanchè e la di lei amica e con segnaletica da vigile sentenzia “CALMA, UN ATTIMO”.

Sistemate valigie e valigette, la cosplayer della Santanchè (d’ora in avanti Brittany Moneybitch) si può accomodare. Breve telefonata alla madre in cui le dice di aver incontrato “incredibile!”, Rosa, anzi no, sbaglia pure nome. Ma che importa il nome, “quella la”. La madre capisce, giusto in tempo visto che “quella la” si accomoda un secondo dopo di fronte a me.
Brittany ciancia qualcosa sul fatto  che è solita comprare i giornali e leggerli ma poco dopo, prendendo spunto dai fatti di cronaca legati alle manifestazioni a Roma del 15 ottobre, Brittany esordisce con “io i giovani non li capisco. Non capisco cos’hanno in testa”.

Luce rossa lampeggiante. Allarme generale. Telepaticamente io e la mia amica conveniamo sul fatto che la tipa non abbia idea di dove si trovi. Poteva essere confusa sullo svolgimento della manifestazione; poteva chiedersi perché ricorrere alla violenza; magari interrogarsi su chi e quanti hanno inquinato la manifestazione con atti di guerriglia. Ma no. Si è fermata, quando ha capito di non capire.

L’amica (la sua, non la mia) le dà manforte “credono che con la violenza si risolva tutto…”
“Giugno e settembre” le avrei risposto “per le vacanze, non c’è periodo migliore.”
Ma ecco che Brittany, inorgoglita dalla sua conoscenza del mondo, sforna un pensiero fresco fresco fumante.
“Secondo me dovrebbero sparargli” risata compiaciuta.
Si gira verso “quella la” cercando consenso, “dovrebbero fare una legge apposta. Se diventano violenti i poliziotti gli possono sparare. Nelle gambe eh!”

Aaaaah nelle gambe! Per un attimo mi era preso un colpo. L’idea di poliziotti che sparano nella folla per colpire i “violenti” mi sembrava assurda. Ma ora che specifichiamo, allora sì, ci siamo. Immagino la scena. Poliziotti che gambizzano ventitreenni, perché tanto, nelle gambe che ci sta? Boh muscoli, ossa forse, magari l’arteria femorale.

                                 Agente australiano in tenuta antisommossa                          

Brittany, che non riceve molti consensi corregge il tiro. “Oppure potrebbero usare i sonniferi, sai quelli per gli animali” e si scioglie in una fragorosa risata.
“Beh” dico alla mia amica, piano ma non pianissimo “potrebbero anche sparare alla testa. Tanto ci sono casi in cui non farebbero alcun danno”.
“Quella la” probabilmente mi sente. Ma a giudicare dal fatto che mezz’ora dopo, intrufolandosi in una conversazione sul “sale in cucina” ci ha raccontato tutto della sua vita e dei suoi figli, ne ho dedotto che anche lei trovava Brittany un’incredibile cogliona. Il che è valso come consolazione.

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