Cose che accadono

Pasquetta 2008: Animali morti – Animali vivi – Animali Finti

 

(Post del 07 aprile 2008)

I telegiornali di tutto il mondo sogghignavano perché per la pasquetta  2008 era previsto un nubifragio perciò tutti quelli che avevano pensato di passarla nei boschi ad arrostire cinghiali appena uccisi lapidandoli con pietre focaie, avrebbero dovuto rivedere i programmi e tristemente rintanarsi in casa. Non essendo schizofrenico so cosa ho visto: tutti i giornalisti nell’ annunciare questa scomoda verità mi facevano l’ occhiolino perché sapevano che io e la brigata di dementi con cui ho trascorso la pasquetta, avevamo già prenotato un tavolo in un agriturismo/ristorante o quel che è; “beh, bravi siete stati previdenti il tempo era evidentemente instabile” direte voi…ma no! La verità è che le sacre scritture riportano un gravissimo errore di traduzione le cui origini si perdono nel tempo (e non mi riferisco alla frase di Gesù  “è più facile per un cammello passare dalla cruna di un ago” ecc, dove la parola “cammello” era in realtà “corda”) ma mi riferisco ad una delle piaghe che si sono abbattute sull’Egitto: non erano locuste….eravamo noi della brigata dei dementi (da adesso nota come BD) che ragioniamo solo con lo stomaco.

Capitolo 1: Animali morti

Si parte per l’ incredibile avventura, dopo aver raccolto tutti in due macchine (di cui una dalle dimensioni di un autobus), ci dirigiamo verso una località dell’ entroterra lungo le sponde di un torrente dal letto infinito, immersi nella natura; una desolazione in cui il cemento armato dei ponti e del letto fluviale cozzano con la luminosità evanescente dell’ aria e il verde circostante (tra parentesi: geniale cementificare il letto di un fiume, in effetti da che esistono i fiumi si sentiva proprio l’ esigenza di un tale intervento che ostacola il depositarsi dei detriti e intacca la formazione della spiaggia…ma vabbé) Il bello della macchina è che  è così grande che le discussioni di quelli seduti in centro vengono sentite da tutti, chi sta dietro vede il guidatore sbracciare ma non percepisce alcun suono uscire dalla sua bocca e chi sta davanti non ha alcun modo di sentire cosa stanno dicendo dietro; ma questo problema, in realtà, non si è verificato, perché l’ unica persona seduta dietro , Antoine, ha pensato bene di comunicare per metà viaggio usando la pianola giocattolo trovata nella macchina, non solo componendo improbabili canzoni che avrebbero fatto desiderare a Tiresia di essere sordo oltre che cieco

ma soprattutto usando svariati versi degli animali che quella pianola riproduceva con strane sfumature metalliche; cosi mentre il nostro Stephen Hawking dei poveri creava i versi di nuovi animali ( l’ abbaio-grugnito del cane-maiale lo sogno ancorala notte),  un altro membro dei dieci, Tizio, cercava di istruire il nostro guidatore, Adalbert Moona, sulle priorità nel campo delle infrastrutture siciliane. Giungiamo al ristorante. Deserto. Beh è mezzogiorno. Perché a pasquetta ci ritroviamo a mezzogiorno al ristorante? Perché ci sono due turni: alle due sarebbero arrivati gli altri commensali che, in caso di nostro ritardo, si sarebbero seduti sulle nostre gambe a mangiare dai nostri piatti.               Una cosa inaccettabile, il cibo va gustato, come osate metterci fretta in tale modo? La cameriera ci chiede se vogliamo gli antipasti e neanche il tempo di finire la frase , ci chiede quale primo vogliamo, se abbiamo la sensazione che dopo il primo ci possa interessare anche il secondo e se sospettiamo che un dessert possa concludere degnamente il tutto; le diciamo di partire dagli antipasti perché mettere fretta a gente garbatamente affamata  non è raccomandabile. Ecco allora che in forma gradevole ci viene presentato un genocidio di piante, ortaggi ed animali (animali pochi, per fortuna)   oltre dieci antipasti, tre primi, tre secondi e non sazi abbiamo chiesto caffè e dolce. Stranamente siamo in perfetto orario e non per un particolare sforzo a velocizzare il pasto ma perché abbiamo mangiato come in previsione dell’ arrivo di un luuungo inverno.  In realtà è arrivato solamente un fronte di nebbia  che è entrato dalla porta bussando e chiedendo “permesso?”, tanto era denso. Chiediamo il conto, la cameriera ci chiede se vogliamo altro, noi diciamo di no e lei specifica che lo chiedeva perché c’erano quelli del secondo turno che aspettavano….ora….se ti abbiamo detto che non vogliamo altro perché devi specificare che ci vuoi fuori dal locale in dieci secondi? Usciamo al freddo e all’acqua piovana e scendiamo dai colli.

Capitolo 2 Animali vivi

Il ritorno è meno facile delle apparenze e non solo perché attraversiamo ponti che non dovremmo, finendo nel paese nemico di quello in cui avevamo pranzato, ma soprattutto perché al ritorno la nostra cara M.L. ha deciso di ascoltare le canzoni dei cartoni animati; così a seconda della fascia d’ età dei viaggiatori c’ era chi partiva per Uforobot, Mila e Shiro (o anche Shira e Milo come aveva detto Hèlena) l’ Uomo Tigre, Ken il guerriero e varie e siccome mancava la preferita di M.L. cioè Occhi di gatto, lei ha preso il cellulare e ha rimediato. Dopo esserci sgolati per prendere le note del coro di Heidi (all’ incirca è Ooo-aaaa-iiiii-aaaa ) e aver riflettuto sui testi delle canzoni (tra le stelle sprinta e va / mangia libri di cybernetica insalate di matematica / quando schiaccia un pulsante magico lui diventa ipergalattico) decidiamo di caricare un nuovo passeggero, Ila, e di andare a in una località montana dove giovani scapestrati si sono riuniti per ascoltare della musica dal vivo. Dimenticavo, Ila è temporaneamente zoppa, il che non ha alcuna rilevanza per il seguito della storia ma è molto divertente immaginare la sua andatura. Mentre sul palco la musica diventa gradualmente più brutta ogni secondo che passa decidiamo di barattare 3 di noi (F&S e il Cinico) con la Spice giunta col fuoristrada di Crocodile Dundee. Canta un tizio in presunto inglese del quale si sentono solo bestemmioni e io nella mia testa comincio a maledire la situazione ricordando che ogni anno che venivo in questo luogo non trovavo affatto esaltante né la gente né la musica né il tipo di svago; una divinità minore sentendo i miei ragionamenti ha tuonato Perché ti lamenti se sei tu che ogni volta ci vai senza forzature?  e per punire la mia tracotanza ha ordinato ad un cane grande come la mia mano di pisciarmi sui pantaloni nell’ ilarità generale. Di quello che penso delle persone che si portano i cani ovunque e non ci stanno attenti dirò magari in un post apposito, comunque mentre gli altri membri della brigata facevano delle foto fingendo di riservarmi lo stesso trattamento appena subìto da quel cagnetto perfido, il tanto annunciato temporale è giunto portandosi via i cantanti con tutto il palco. Così decidiamo di fuggire in una casa; dalla macchina, fra le onde del diluvio, scorgo un’ arca con dentro tutti i giornalisti della televisione che delusi ci fanno le pernacchie gridando “Allora perché cavolo avete prenotato in un ristorante se vi siete dovuti prendere la tempesta in faccia?”. Ma si sa, i giornalisti non capiscono quanto sia bello dopo un pranzo rapportarsi con le creature di Dio nel pieno delle energie vitali come un piccolo stupido cane che ti scambia per un albero.

Capitolo 3 Animali Finti

Torniamo a casa di Antoine, ci strizziamo e invadiamo tutti gli spazi abitati fino a riunirci nel sottosuolo. Ila ci avverte che deve fare una puntura che le permette di evitare eventuali problemi dovuti dal gesso ma noi tutti sappiamo che in realtà si dopa perché da quando è zoppa partecipa alle corse clandestine di zoppi (come ha dimostrato fuggendo senza problemi dalla tempesta); mentre cercavamo un modo divertente per farle tale puntura (per esempio metterla schiena al muro, cerchiare il punto dell’iniezione e lanciarle contro le siringhe per vedere chi lo centrava) Tizio si è offerto di dare una mano;si sono appartati…abbiamo sentito rumori convulsi..lui è ritornato nella stanza come se avesse corso e lei con gli occhi luminosi e un sorriso stupito gli ha detto: “Tizio! Ma sei bravissimo…NON HO SENTITO NULLA”. Come passare il tempo? Ma certo col gioco di carte degli animali, ognuno deve scegliere un verso e…beh poi dovrei spiegare le regole ma già a voce è un impresa figuriamoci scrivendo, comunque il punto è che ognuno deve scegliere un verso per se e memorizzare quello degli altri dando vita a veri e proprio duelli sonori in cui si possono ascoltare fringuelli asmatici,delfini idrofobi, asini psicopatici e maiali con crisi di identità che starnazzano. Abbiamo deciso poi di affibbiarci, invece che i versi di animali ,dei rumori; ora, scommetto che non vi è mai capitato di sentire i vostri amici nello stesso momento imitare una porta cigolante che si chiude,un molla molleggiare, un clacson di paperopoli (poti poti…), il trotto di un cavallo, un campanello, un orgasmo e una pentola a pressione.  Quantomeno spero per voi sia così!

 Note: durante gli eventi narrati nel capitolo 2 Helèna ha cercato di leggere il testo di una canzone, scritto da mano altrui. Non ho qui il testo originale ma basta leggere quello che aveva capito Hèlena per rendersi conto che decriptare codici segreti non rientra fra le sue abilità.

La non tua neve che mi raggiunge 

cercala! L’uso/orso della mia mano

cerca la mia nella mia mano

la mia pupilla esprime t’amo

Sul labbro t’amo non t’amo più.

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