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Guerra e Pace – Stagione 2, Season Finale: È guerra!

Giunti alla fine del secondo libro Tolstoj pesca l’evidenziatore dal portapenne e sottolinea la parola GUERRA in “Guerra e Pace”. Si comincia infatti con un lungo panegirico su come le responsabilità degli uomini siano proporzionate al loro grado e alla loro area di influenza e di come scelte di personalità come Napoleone finiscano per condizionare le vite di migliaia di uomini segnandone il destino e quindi la vita o la morte. E di come nel momento in cui si passa dalla vita privata alla storia, le scelte dei singoli vengono fissate per sempre a giudizio dei posteri. Sfortunatamente una riflessione attualissima che i potenti del mondo tendono a dimenticare.

Ad ogni modo siamo nella primavera del 1812 e Napoleone muove le sue truppe verso est, varcando i confini della Russia. Seguono allegri momenti fra le truppe, come quando un colonello polacco per dimostrare il suo coraggio all’imperatore francese decide di attraversare un fiume con tutte le sue truppe a cavallo, sfidando le correnti invece di usare un ponte, con conseguente annegamento di una quarantina di uomini. Gesto furbissimo che viene premiato da Napoleone con l’iscrizione del colonnello alla legion d’onore.

I movimenti delle truppe francesi scuotono Mosca e l’imperatore Alessandro decide di inviare un ambasciatore per chiarire le incomprensioni con i francesi prima che sia troppo tardi. Il generale Balasov è incaricato di consegnare la lettera pacificatrice a Napoleone ma con un post scriptum a voce che suonava più o meno come “ma se proprio proprio proprio voi francesi non lasciate il territorio Russo, allora bisticciamo per davvero”.

Il colloquio con Napoleone però non va come sperato: Basalov riesce a malapena ad aprire bocca perché Bonaparte ama troppo sentire parlare sé stesso e per il resto è tutto un recriminarsi di colpe, sgarri ed errori diplomatici riassumibile in: “sei stato prima tu!” “no, tu!”. Balasov ritorna frustrato al cospetto dell’imperatore russo e la guerra ha inizio.

Andrea l’ha presa benissimo

Il principe Andrea Bolknosnkij ha somatizzato molto bene il fatto che la sua fidanzata si sia presa una cotta per il più depravato dei nobili russi, Anatolio Kuraghin, facendo saltare le nozze; tanto che inizia a spostarsi da reggimento a reggimento nella speranza di incontrare il rivale, visto che Anatolio era corso ad arruolarsi, perché è sempre meglio una morte probabile ad una certa. Andrea infatti non se la sente di sfidarlo a duello così dal nulla, perché, signora mia, ‘ste cafonate non sono più di moda; invece incontrarlo per caso e trovare un pretesto qualsiasi per ammazzarlo è molto più elegante. La rottura con la piccola Natasha Rostov, oltre a procurargli questa sete di vendetta, ha anche distrutto quello stato di pace interiore che Andrea aveva raggiunto col fidanzamento. Ricreatosi quel vuoto interiore, Bolkosnkij decide di riempirlo con un ritorno alla vita militare, una scusa come un’altra per tenersi occupato con qualcosa in cui era sempre stato capace. Prima di partire al fronte ritorna a Lyse Gory, la casa di famiglia, dove ormai la ripartizione geopolitica vede da un lato il vecchio padre Nicola e la sua amante francesina e dall’altro la sorella Maria e il figlio Nicoluska (con servitù divisa sui due fronti). La dinamica interna è che il vecchio principe tratta di merda la figlia Maria, dal canto suo la francesina de Bourienne si sente padrona di casa e la principessina Maria, che già è appesantita dall’essere single, brutta e infognata nei sensi di colpa del suo cattolicesimo spinto, si ritrova vessata sia dal padre che dall’ex migliore amica. Di fronte a questo sfacelo, quando il padre cerca di portare Andrea dalla sua parte, il giovane Bolkonskij non le manda a dire e dichiara chiaramente che Maria è una povera vittima e che il padre è un vecchio rincoglionito che si è fatto intortare da una ragazzina insignificante. La rottura è netta, il padre lo caccia e Maria lo prega di non cercare vendetta perché perderebbe le gioie del perdono. Andrea realizza: “…se mia sorella mi dice di perdonare… significa che dovevo punire già da molto tempo, perché il PERDONO È UNA COSA DA FEMMINE!!!”

Il principe Andrea che dimostra di aver assolutamente superato l’affronto subito

Giunto al quartier generale presso la corte dell’imperatore Alessandro, Andrea si ritrova parte di un concilio ristretto fra i quali l’unico sensato è Bagration e in cui spicca il tedesco Pfull accompagnato dall’interprete. Pfull attira particolarmente l’attenzione di Andrea perché si presenta come il cliché in versione super sayan del tipico teorico tedesco: uno così attaccato alla versione ideale dei sui piani che è del tutto indifferente all’attuazione pratica degli stessi; anzi nei casi in cui qualcosa vada storto, ciò sarebbe solo la prova che qualcuno non ha eseguito il programma così come da lui pianificato. Andrea ascolta queste punte di diamante dell’esercito russo discettare e litigare sulle prossime mosse da fare, ma lui è ormai irremovibilmente convinto che la teoria militare non è nulla senza la pratica e che sul campo di battaglia la differenza la può fare un singolo uomo spaventato che urla “siamo fottuti!”, così come l’uomo coraggioso che guidando la riscossa motiva cinquemila uomini facendoli valere come trentamila. Alla fine dei colloqui Andrea chiede all’imperatore di essere assegnato in prima linea, il più lontano possibile dai parrucconi del concilio ristretto, guadagnando l’inimicizia eterna dei cortigiani.

Broke Back Rostov

Per Nicola Rostov tutto sembra ormai essere “apparecchiato”, la sua posizione nell’esercito è in costante ascesa, l’amore con la cugina Sonia è ormai consolidato, l’unico ostacolo alle sue prospettive di una vita tranquilla con dieci pargoli e quindici cani, è la guerra. Nel luglio del 1812 si trova in Polonia con il suo nuovo protetto, il giovane ufficial Ilja, che gli ricorda tanto quando anche lui era giovane e ingenuo. Ma il Nicola di oggi non ha più gli occhi terrorizzati di un tempo quando si trova sul campo di battaglia; il Nicola di oggi non si fa più impressionare dai racconti iperbolici di altri commilitoni, come quello narrato dall’ufficiale Zdrinskij su un certo generale che con i suoi due figli, armato di spade laser ha bloccato l’avanzata francese combattendo su una diga; ormai Nicola è un uomo di mondo e non ha remore a molestare con i suoi compagni la giovane moglie del medico di campo, facendole mescolare samovar incandescente col ditino per “speziare” ulteriormente il drink . Che uomo! Che ganzo! Tanto fico che sul campo di battaglia, alla vista degli azzurri dragoni francesi, eccitato e non più intimorito dal rumore di scoppi e trotti, decide di lanciare un attacco improvvisato con i suoi ussari senza aspettare degli ordini ufficiali. La carica lo esalta e messi gli occhi su un francese nella mischia, lo punta, lo raggiunge e con una sciabolata superficiale lo fa cadere al suolo. Giratosi per finire il lavoro fissa il bell’ufficiale francese: capelli biondi, occhi azzurri, fossetta sul mento, un visto spaventato che urla subito “mi arrendo!”. “Anche loro dunque hanno paura?” D’un tratto tutta la sicumera di Nicola crolla e mentre lo premiano per il coraggio mostrato l’unica cosa che prova è vergogna. E probabilmente un innamoramento omoerotico. Corre fra le file dei prigionieri per scorgere lo sguardo del francese catturato, che a sua volta vedendolo lo saluta con un cenno e un sorriso. Sarà un caso che Nicola sia passato dall’amore per l’imperatore a quello di Sonia giusto la notte in cui questa era travestita da soldato baffuto?

Nicola Rostov mentre guarda uomini in uniforme

La malata immaginaria

Dopo aver fatto saltare le nozze per un’infatuazione insensata verso l’incestuoso malandrino Anatolio, Natalia è precipitata in una forma di depressione incurabile che ha costretto tutta la famiglia Rostov a trasferirsi a Mosca per prendersi cura di lei. D’altronde quando fai un gran cazzata la tecnica migliore è (fingere di) sentirsi tanto male da far dimenticare a tutti le proprie malefatte. Le cure mediche a base di sostanze più o meno tossiche sono dei costosi palliativi; la situazione cambia solo quando del tutto casualmente la vicina della casa di campagna venuta in città a rendere omaggio ai santi moscoviti, propone a Natascia di prestare le devozioni insieme, andando per una settimana a tutte le messe a tutte le ore. Prega che ti riprega la giovane Rostov si riprende dalla depressione, sperando solo che Andrea Bolskonskij possa un giorno perdonarla e sentendosi comunque molto meno scaltra di come si era sempre pensata. Dal canto suo Pierre -sempre più ingrossato da una vita di stravizi- realizza che solo quando pensa a Natascia tutti i suoi interrogativi sulla vita e l’esistenza smettono di torturarlo e non perché lei sia la risposta ma perché è più importante delle domande. Insomma Natascia è ufficialmente quello che nella Guida Galattica per autostoppisti, rappresenta il numero 42. Questa sua pace interiore però regge solo quando si trova dai Rostov perché nel tempo libero continua la vita dissoluta e si perde in pistolotti mentali senza senso: per esempio, aveva letto della teoria di un fratello massone secondo cui L’apocalisse di Giovanni aveva previsto l’arrivo di Napoleone, grazie ad un calcolo astruso per cui convertendo le lettere in numeri, in fila per 6 col resto di 2, le parole “L’imperatore napoleone” corrispondevano alla cifra 666; preso da una intuizione allora si mette a giocare col suo nome, usando lo stesso sistema di calcolo, ma né con “Pierre” o “Besuchov” o “Pierre Besuchov” o nessuna delle cento varianti con cui i russi chiamano se stessi, riusciva ad ottenere un risultato conveniente… alla fine, l’illuminazione, scrivendo in francese “il russo Besuchov” inserendo un errore grammaticale, veniva fuori proprio la cifra 666, prova indiscutibile che Pierre avrebbe giocato un ruolo chiave nella sconfitta di Bonaparte. A parte queste farneticazioni, ogni visita dai Rostov coincideva con un miglioramento delle condizioni di Natascia, la quale non aveva dimenticato la “mezza” dichiarazione fattale da Pierre qualche tempo prima, alla quale lei stessa attribuiva parte del merito della sua guarigione. Una di queste sere Pierre decide di restare per cena a casa degli amici per leggere il comunicato dell’imperatore con cui si incitava la nazione alla difesa contro i francesi; proclama che una volta letto ebbe due conseguenze, la prima è che il più piccolo dei Rostov, Petja decide di arruolarsi, con grande incazzatura della madre; la seconda è che vedendo Natascia elettrizzata per le parole dell’imperatore, Pierre capisce di essere definitivamente cotto di lei e si ripromette di non tronare più dai Rostov, per evitare di fare ulteriori danni.

Natasha Rostov circondata da tutti i russi single e con crisi esistenziali del 19° secolo

Il secondo libro si conclude con due episodi “appassionantissimi: il primo è il tentativo del piccolo Petja di intrufolarsi nella parata di accoglienza dell’imperatore a Mosca per dirgli di volersi arruolare contro il volere della sua famiglia; impresa in cui Petja rischia di morire schiacciato dalla folla e alla fine della quale ottiene solo un biscotto gettato a terra dell’imperatore e strappato a colpi di gomito ad una vecchia che lo aveva raccolto per prima; il secondo è che in una adunanza della nobiltà moscovita, Pierre prima afferma, in modo piuttosto progressista, di essere contrario all’invio dei contadini al fronte come carne da macello senza sapere in concreto di cosa l’esercito necessitasse, inimicandosi così tutta la platea… però poi alla comparsa dell’imperatore in sala, dopo un suo breve intervento, si fa prendere dall’ansia di prestazione e si rimangia tutto, impegnandosi con l’imperatore a inviargli 1000 uomini. In tutto questo Ilja Rostov, il padre di Nicola, approva col capo qualsiasi intervento da parte di chiunque, non capendo nulla di nessuno.

Citazione: “Il francese è sicuro di sé perché ritiene di essere irresistibilmente affascinante in tutta la sua persona, intellettualmente come fisicamente, per gli uomini come per le donne. L’inglese è sicuro di sé perché è cittadino dello Stato meglio organizzato del mondo. L’italiano è sicuro di sé perché si fa prendere dall’entusiasmo e dimentica facilmente sé e gli altri. Il russo è sicuro di sé proprio perché non sa e non vuole sapere nulla, perché non crede che si possa conoscere a fondo qualcosa. Il tedesco è sicuro di sé peggio di tutti, più fermamente e disgustosamente di tutti, perché crede di conoscere la verità, la scienza che egli stesso ha inventato ma che per lui è la verità assoluta.”

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