L’antico rintocco tre volte li batte tre volte li sveglia
il torpore diventa marcescente tepore di nuova vita covata nel freddo
gridano gelosi, al forzato riposo i figli di ghiaccio che prima danzavano
non è più tempo per le bianche urla
non è più tempo per l’immobile follia
non è più tempo per i sonni che lenti si tramutano in morte
nuovi occhi si aprono alla tenue luce, verdi screziati di rosso
chi non ha perso le forza risorgerà, chi è partito tornerà
umidi fumi si diffondono nel brulicare di giovani piedi e bocche
l’aria e la terra verranno macchiati da nuove frenetiche impronte
Sorgete e stringete, cuore pulsante di vermi e diafane ali
L’antro di legno che mi ha generato mi chiama , la voce lontana profonda e oscura
si fa sempre più forte è chiara
E’ primavera
E’ primavera
Le porte del regno sono di nuovo aperte entrate e indossate le vostre corone.