Serial review

Serial Review (11) : Breaking Bad

  
 
 
 
 

So che qualcuno di voi ha la vaga impressione che un tempo scrivessi di serie televisive , e vi voglio rassicurare : Non siete pazzi. Era così prima che il mio computer si suicidasse. Poi avendo superato l’astinenza mi sono disintossicato dalla mia “dipendenza seriale” ed essendo ormai in serio ritardo rispetto alla programmazione americana mi son chiesto “ha ancora senso parlare di serie quando siti come Serialmente ( http://www.serialmente.com/ ) AntonioGenna ( http://antoniogenna.wordpress.com/ ) e Srialit ( http://www.serialit.com/ ) lo fanno continuativamente?”

La risposta è “si!” perché non ho mai aspirato ad avere tempismo, ma il mio unico scopo è collezionare delle recensioni sulle stagioni numero 1 delle serie più giovani che ho seguito e che ritengo degne di nota , recensire di tanto in tanto quelle già concluse , e occuparmi di quelle ancora in corso o iniziate da poco ma che non ho ancora seguito , in occasione della loro conclusione. Quindi per chi legge questa sezione solo oggi ribadisco: delle nuove serie troverete solo la recensioni della prima stagione e saltuariamente aggiornerò sullo stato (ma per quello consiglio i siti suddetti che se ne occupano in modo specifico)

 

Scusate la premessa ma dopo tanti mesi era necessaria. Veniamo a noi con una serie che ho odiato e amato e che ancora non ho compreso appieno parlo di “Breaking Bad” creata da Vince Gilligan e andata in onda da gennaio a marzo 2008 sul canale via cavo AMC.

 

Walter White è un professore di chimica di liceo ( in linea di massima ignorato e preso in giro dai suoi alunni ) che ha una situazione famigliare problematica, con un figlio affetto da paralisi cerebrale infantile , la moglie incinta di alcuni mesi, e le finanze disastrate ,tanto da essere costretto a lavorare anche in un autolavaggio e lucidare i cerchioni dei macchinoni dei teenager riccastri a cui insegna, con conseguente umiliazione. Insomma : SFIGA & TRISTEZZA

Un bel giorno Walter  decide di farsi vedere dal medico per una brutta tosse. “Un banale raffreddore” direte voi. No….cancro ai polmoni, non curabile. Insomma SOMMA SFIGA & SOMMA TRISTEZZA.

Grazie ad una serie di coincidenze , Walter viene a sapere che un suo ex studente è ora nel “ramo” della metanfetamina e così ,di fronte alla prospettiva di morire lasciando la famiglia in balia dei debiti, il nostro professore decide di darsi al crimine “cucinando” insieme al suo socio (completamente idiota) dei “meth crystals” purissimi (come solo un chimico sa fare) in modo da procurarsi ingenti quantità di denaro in breve tempo.

Da qui in poi si scatenerà una serie di eventi che porteranno ad esplosioni, problemi con spacciatori, omicidi necessari , corpi sciolti nelle vasche (ah non fatelo mai, esistono recipienti appositi), indagini della polizia , e accordi con poco raccomandabili boss, il tutto in parallelo con una progressiva e dosata (anzi dosatissima – forse troppo!) degenerazione o meglio evoluzione del protagonista.

 

Spendiamo quattro parole sul cast rapidi, rapidi, visto che non me la sento di dare un giudizio su regia e fotografia per la mia scarsa competenza e perché ho visto la serie a settembre e questi aspetti li ricordo meno.

Il protagonista è interpretato da Bryan Cranston famoso per essere stato il padre di Malcolm nella sit-com “Malcolm in the middle” (da noi semplicemente “Malcolm” e adesso basta che in una frase ho ripetuto tre volte la parola “Malcolm” e con questa sono 4). Il mio giudizio è che basterebbe la presenza e il lavoro fatto da questo attore per giustificare l’esistenza della serie, visto che tolte le vesti comiche Cranston svela la sua poliedricità rendendo tangibile il dramma di un uomo che non è solo quello di un malato terminale, ma è un malessere generale, una disillusione e soprattutto una delusione per molti aspetti della sua vita. Nel corso della serie ci verranno accennati episodi del suo passato che permettono di delineare le coordinate di un uomo che –nell’ordine- ama l’oggetto della sua conoscenza (la chimica) ma non fa il ricercatore (come avrebbe desiderato e come invece ha fatto con successo il suo migliore amico) bensì il bistrattato professore di liceo; un uomo che ama la moglie Skyler (la brava Anna Gunn) , una donna forte e decisa, ma che forse non è il suo vero amore ( o quanto meno non l’unico) vista la presenza di un antica fiamma (con cui forse non vi fu mai nulla di concreto); un uomo che ama il figlio (il convincente RJ Mitte) ma che deve lottare con lui contro le difficoltà che l’handicap comporta. Insomma SOMMA SFIGA & SOMMA TRISTEZZA ALL’ENNESIMA POTENZA.

E questo traspare dalla recitazione di Bryan Cranston in modo quasi naturale, senza forzati patetismi ; anzi è proprio un messaggio di fondo, un atmosfera che si spande in ogni sfumatura della serie e arriva come una carrettata di pugni nello stomaco allo spettatore.

Non mi soffermo sugli altri personaggi perché alcuni nel corso dei soli sette episodi di questa prima stagione (c’era lo sciopero degli sceneggiatori do you remember? ) non hanno avuto il tempo di essere delineati in modo completo ( come la promettente cognata cleptomane) , mentre altri semplicemente mi stanno mortalmente antipatici e la loro recitazione mi è del tutto indifferente (vedi il cognato buzzurro della DEA (Drug Enforcement Administration)  e il coprotagonista della serie, Jesse Pinkman l’ex studente spacciatore (interpretato da Aaron Paul) che ogni volta che apre bocca mi fa saltare i nervi per lo slang incomprensibile che ne esce fuori).

 

Come ho detto “Breaking Bad” l’ho amata e l’ho odiata allo stesso tempo e il motivo è che vedere i primi tre episodi è stata una fatica immane. Quella pesantezza asfissiante di cui ho parlato prima era un ostacolo insormontabile; mi rendevo conto che la serie era ben fatta, che voleva “dire” qualcosa ma arrivare alla fine di quei 40 e passa minuti era un’impresa (anche perché all’inizio il ritmo non era costante); poi dalla termine del quarto episodio certe dinamiche si sono mosse in modo più avvincente e l’aspetto ironico se non caustico di questo show si è fatto felicemente strada. A questo punto faccio una brevissima dissertazione sul canale satellitare che porta il nome di AMC, perché questo novellino delle serie noto soprattutto per  “Mad Men” (ne ho parlato qui http://findingkodamas.spaces.live.com/blog/cns!33929119D10A9D1B!318.entry ) si evidenzia sempre più come erede o quantomeno allievo illustre del canale HBO (per dirne alcune Sex and the City, Six Feet Under, The Sopranos, Big Love , insomma più che serie, opere d’arte). La similitudine è data dal fatto che come le più riuscite figlie della HBO anche queste due serie (Mad Men, Breaking Bad) partono da presupposti a prima vista non particolarmente invitanti (non mi venite a dire che una mattina vi siete svegliati dicendo “Voglio assolutamente saperne di più sulla vita dei pubblicitari degli anni ’60!”) e hanno la loro forza su una buona coralità (vari personaggi ben tratteggiati) e su storylines in evoluzione che fanno dei protagonisti delle “persone”. Va ammirata dunque la grande onestà e il coraggio degli scrittori (e dei produttori),che scelgono temi non facili, spesso tabù, senza però addolcire più di tanto la pillola o rendere il tutto accattivante per lo spettatore. Tant’è che sia quelle della HBO che della AMC sono serie che consolidano il numero degli spettatori nel tempo senza avere fretta di stupire e accalappiare, come invece accade per altri canali come Showtime (che fino a qualche recensione fa consideravo come uno dei miei preferiti – e in parte lo è ancora -) ; quest’ultimo infatti dispone attualmente di prodotti che sono sgargianti, e colorati come un mucchio di caramelle, che hanno tematiche volutamente scabrose o piccanti (lesbiche , gay , re libertini , serial killer, spacciatori d’erba , sesso dipendenti) e che si basano sulla presenza di attori protagonisti famosi (Michael C. Hall, David Duchovny , Mary Louise Parker , Jonathan Rhys Meyer e di recente Toni Collette, per dirne alcuni) salvo poi sgonfiarsi in modo spiacevole dopo la prima o seconda stagione. Tengo a precisare che molte delle serie Showtime restano cult o aspiranti tali, e qualitativamente di ottimo livello, ma nel tempo dimostrano di essere poco sincere, evidenziando il loro “non avere più nulla da dire ma continuare imperterrite” (e può capirlo bene chi ha visto la deludente terza stagione di Dexter e la claudicante e ripetitiva seconda stagione di Californication – si cui ho parlato qui in modo entusiasta…ricredendomi in buona parte http://findingkodamas.spaces.live.com/blog/cns!33929119D10A9D1B!139.entry  ).

Ben vengano quindi show come Breaking Bad, che sono difficili da digerire, che richiedono a volte uno sforzo, un investimento da parte dello spettatore che non è più inerte ameba da imboccare con cucchiaiate di sesso gratuito e morti ammazzati , ma è soggetto attivo chiamato a interagire e riflettere su quanto sta vedendo.

 

In conclusione: serie assai difficile e in crescita ,a cui do volutamente un voto basso, che però è temporaneo e destinato ad aumentare negli anni (aspirando chissà ad un dieci)

 

VOTO: 7.8

 

SITO UFFICIALE: http://www.amctv.com/originals/breakingbad/

 

 

Curiosità:

 

Cosa ne pensa Serialmente (attenti a leggere i riassunti che ci sono ovviamente spoilers http://www.serialmente.com/2008/01/22/breaking-bad-1×01-pilot/

 

Il nome della serie deriva da un’espressione idiomatica diffusa negli stati meridionali degli States, e indica quando qualcuno si è “allontanato dalla retta via”, cioè “ha preso una strada sbagliata”  (come mi suggeriscono dalla regia dalle mie parti si dice “prendere la via dell’aceto”)

 

La prima stagione doveva essere composta da nove episodi ma lo sciopero degli sceneggiatori ha costretto ad una riduzione a sette.

 

Negli stati uniti è da poco cominciata la seconda stagione , ed è già stato rinnovato per una terza. In Italia va in onda sul canale satellitare AXN.

 

La serie ha vinto vari premi fra cui l’ Emmy Award per Bryan Cranston.
 
Parentesi: Giusto per riprendere le fila di serie già recensite: Californication, Saving Grace, Mad Men e The Tudors conclusa la seconda stagione sono state confermate per una terza (The Tudors dovrebbe essere cominciata ieri) , sempre in questi giorni dovrebbe essere iniziata la seconda stagione di In Treatment , mentre purtroppo Eli Stone e  Pushing Daisies sono state cancellate alla seconda stagione per i bassi ascolti (della seconda si parla della possibilità di un film ma ci credo poco..peccato.).
 
    

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