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Tempo fa zaino in spalla mi ritrovai….a Bruxelles (parte I)

 

 

 

 

Tempo fa zaino in spalla mi ritrovai sulla via di Bruxelles in missione per accompagnare Mater  ad un incontro con la colonizzatrice belga De. Svegliatisi ad un orario propizio raggiungiamo il porto aereo di Catania per nulla intenzionati a imbarcare i bagagli ma portandoci il contenuto della carovana sulle spalle. Giunti al gate il solito flusso di coscienza che mi scatta in aeroporto ha preso possesso di me….all’incirca faceva “uuuhquante-persone-chissà-cosa-fanno-nella-vita-guarda-quella-ragazza-co-lmarito-che-gioca-col-figlio-chissà-quando-e-se-avrò-figli-se-avrò-la-stess-apazienza-e-quei-due-tizi-sono-amici-o-una-coppia-gaia-questa-assitente-di-volo-che-è-appena-passata-è-un-po’-cessa-invece-guarda-quella-con-l’uniforme-con-i-pantaloni-scuri-com’è-carina-e-tu-che-cavolo-ci-guardi-ah-già-sono-io-che-fisso-tutti-mi-piacerebbe-conoscere-tutti-ma-forse-più-della-metà-mi-starebbe-sulle-palle-quindi-perché-preoccuparsi..” a quel punto col libro di Carofiglio fra le mani e lo sguardo vagante il mio flusso di coscienza si blocca…no!!Devo scappare in bagno!!Mi fiondo nel WC e faccio quello che si richiede quando si ha la sensazione di avere una betoniera al posto dello stomaco…mi dirigo verso i lavandini ed ecco il dramma “Oh cielo..come funzioneranno i lavandini in quest’aeroporto?forse c’è un pedale in basso…una cellula sensibile se muovo le mani di fronte al lavandino…uno scanner oculare…devo forse brandire un bastone urlando al chiaro di luna “dite ,amici, ed entrate” ?? “ mi soccorre il signore con lo scopettone che mi insegna i movimenti da fare per fare scattare il tanto bramato getto d’acqua –gesti che avevo già fatto tra parentesi –  butto li due battute sull’eccessiva tecnologia di oggi tanto per riprendermi dalla figura di mentecatto ma il tizio soccorritore risponde con una mezza risata traducibile in :”evita di peggiorare la tua situazione asciugati le mani e torna da dove sei venuto” …eseguo.

Mater che nel frattempo si era calmata dopo un’incipit poco piacevole in cui mi aveva fatto duecento domande sulla direzione da prendere senza darmi il tempo di orientarmi, adesso stava leggendo. Toh ci chiamano possiamo salire sull’aereo…certo che con i problemi che ha l’alitalia è un bene che non ci siano stati ritardi..ma cos’è questa musica diffusa nell’aereo? Non è forse Bjòrk? Ma per Diana non c’era qualcosa di più allegro..per carità nulla da togliere all’insana cantante ma ho avuto un sentore di volo sfigato fino a quando decollando quell’arcano lamento non è cessato .Ovviamente tanto sono rincoglionito che ho sbagliato posto chiedo gentilmente al signore accanto se mi fa passare e lui si scosta infastidito senza guardarmi…eh scusa se ho sbagliato posto  ma se eviti di fare quella faccia magari non mi spingi a colpirti col mio zaino carico di salsiccia braciole e limoni. Giungiamo a Milano e si ripete la procedura di controllo. Il tizio che controlla il contenuto dello zaino ci dice che nell’immagine è evidente che stiamo trasportando materiale organico ma che per sicurezza dobbiamo svuotarne il contenuto –alleluia- passa la palla al collega anziano evidentemente incapace che svuota tutto e ci ritroviamo con salsiccia braciole arance –le ha volute contare – spiegando che non siamo gente molto affamata che odia la cucina estera ma che speriamo –controlli permettendo- di portare del cibo alla nostra personale colonizzatrice belga.Comprimo il tutto nello zaino e ci dirigiamo al gate e mentre noto che tutti tranne me durante i viaggi aerei sono freschi come le rose circondati da un alone luminose alla “beautiful” mentre io sembro uscito da una canna fumaria, chi vado a incrociare? Mario Venuti il cantante di tutte quelle orecchiabili canzoni di cui non ricordo neanche un titolo che con fare vagamente gaio –sciarpino e coppolina in testa- se ne va perla sua strada. Saliamo dunque sul secondo volo. Stavolta cerco di trovare il posto giusto ma accidentalmente colpisco in faccia,con lo zaino, una signora che ha molto gradito la cosa e per sistemare la valigia butto a terra i vestiti di un tizio inglese che con classe li raccoglie li piega e li risistema assicurandomi che “non fa niente” ma con uno sguardo che voleva farmi capire dove mi avrebbe infilato il  Big Ben se avesse potuto. Ecco di nuovo le istruzioni per il volo all’ennesimo “assicuratevi di chiudere il tavolino di fronte a voi e spegnere ogni oggetto elettronico” sbuffo e roteo gli occhi,ormai anche le pietre conoscono a memoria queste istruzioni…l’hostess si avvicina al sedile dietro al mio e dice alla signora del lato finestrino “Signora può chiudere il tavolino…e se magari si toglie le cuffie e spegne il lettore.”

Giungiamo a Bruxelles e dopo chilometri ci ritroviamo alla fermata dell’autobus – sempre carichi come beduini – ad un tratto arriva De che genialmente ha deciso di accogliere Mater con un mazzo di rose bianche evidentemente transgeniche vista la grandezza , per la gioia di tutti i passeggeri dell’autobus che con maestria hanno evitato di essere colpiti  –nell’ordine- dal mazzo di rose,dalle nostre valigie, da noi.

Finalmente siamo a casa nella zona di Ixelles…la casa e fatiscente probabilmente del secolo scorso, il cui padrone –un tizio di colore vegliardo guercio e pare maniaco – rivende oggetti casuali trovati per strada. Comunque sia l’appartamento –la cui sala principale è rosso sanguigno- è tutto sommato normale….tranne forse il piccolo dettaglio che il cesso è nelle scale e la doccia in cucina. Neanche il tempo di riposarci che partiamo alla volta di san Catherine il quartiere del pesce per cenare col famoso piatto belga “cozze e patatine fritte” (mai piatto fu più casuale com’è evidente) giungiamo al ristorante alle 21:30 e ci dicono di muoverci perché le cucine stanno per chiudere e che –ci dispiace- ma non è stagione di cozze …e vabbè ..affranti ci consoliamo con una zuppa di scampi così grandi che avrebbero potuto adottarmi e due sogliole note per aver ispirato Verne nella descrizione di alcuni mostri marini in “Ventimila leghe sotto i mari”. Quando è arrivato il conto Mater e De hanno rimuginato sulla possibilità di lasciarmi al ristorante come sguattero per ripagare il debito in una quindicina d’anni ma impietosite dai miei occhi languidi hanno pagato e tornati a casa Mater è collassata sul letto mentre io e De abbiamo resistito ancora qualche minuto cercando di ricordare come si chiamava il personaggio di street fighter interpretato da Jean Claude van Damme nell’omonimo e orrido film…mmh era Balrog?..no no.Dhalsim?..no macchè quello è l’indiano con le braccia lunghissime…Honda è il lottatore sumo…Blanka è la bestiaccia elettrica..mmh..beh ..ma ..yiahoum..zzzzzz…

 

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